La collezione denominata “Archivio Fotografico Alfredo Villa” nasce nel 2019, a dieci anni dalla morte di Alfredo, su volontà della moglie Rachele e delle figlie Paola e Laura.
L’archivio raccoglie tutto il materiale fotografico e documentale che Alfredo Villa ha collezionato nel corso della propria vita e che la famiglia ha deciso di mettere a disposizione della parrocchia "Sacra Famiglia" di Monza, nel quartiere Cederna, dove Alfredo e Rachele hanno svolto anni di intensa attività di volontariato.
Si tratta principalmente di fotografie del quartiere Cederna dagli anni ‘20 del secolo scorso fino ai nostri giorni. Sono immagini, per buona parte in bianco e nero, raccolte nel corso degli anni dall’attività di ricerca e documentazione svolta da Alfredo, ed utilizzate anche per l’allestimento di varie mostre e pubblicazioni. Esse testimoniano la vita e la storia del cotonificio Cederna a Monza, dell’omonimo quartiere, delle sue cascine e ville, delle chiese, della vita parrocchiale , oratoriana e sociale del quartiere, e della sua successiva evoluzione.
Oltre alle immagini, sono raccolti anche i libri scritti da Alfredo, insieme ai volumi storici e etnografici del territorio da lui collezionati a scopo documentativo.
La maggior parte del materiale fotografico è stato digitalizzato nel corso del 2019-2020 ed è ora consultabile on-line.
Ad oggi la collezione comprende circa 15.000 fotografie, oltre ad un centinaio di volumi storici e del territorio. Per qualsiasi informazione è necessario compilare l'apposito form nella sezione Contatti
Siamo un gruppo di amici di Alfredo Villa che hanno raccolto l’invito di sua moglie Rachele per ricordarlo attraverso la raccolta e sistemazione di tutto il suo materiale fotografico raccolto nel corso della sua intensa vita.
Ognuno di noi ha contribuito in base alle sue capacità e competenze, pensando a questo sito, alla sistemazione dei locali per la raccolta effettiva di tutto il materiale, alla digitalizzazione e archiviazione di tutte le fotografie.
Tutto questo con l’unico scopo di conservare il prezioso lavoro di raccolta documentale fatta da Alfredo, ringraziandolo a distanza per la sua attività di ricerca e di testimonianza storica.
Alfredo Villa è stato per un’intera comunità e un intero quartiere, quello di Cederna, un esempio di dedizione instancabile agli altri e agli ultimi. La sua vita è la testimonianza di una concreta attuazione del bene comune e della salvaguardia degli interessi collettivi a discapito dei personalismi. Il suo amore per il quartiere e la città in cui viveva l’hanno spinto ad essere “motore” di una pervicace organizzazione di iniziative culturali e attività sociali paragonabili e assimilabili ai padri fondatori e gestori del Cotonificio Cederna, il rag. Vito Bellini e il cav. Napoleone Ripamonti.
Nato nel 1948 a Concorezzo, negli anni ‘70 Alfredo Villa si trasferisce a Monza nel quartiere Cederna e comincia subito una intensa attività di aggregazione e coinvolgimento all’interno della comunità parrocchiale della Sacra Famiglia. Il suo punto di riferimento è l’oratorio Frassati di Cederna che diventa per lui un perno centrale della vita aggregativa, culturale e sociale del quartiere.
Appassionato di fotografia e di documenti storici, negli anni ‘80 e fino alla sua scomparsa Alfredo Villa sviluppa la vocazione di vero e proprio “storico” del quartiere Cederna con l’intento di valorizzarlo e portarlo ad esempio positivo delle cronache cittadine. Comincia un amore infinito per una parte importante del territorio monzese per cercarne le radici, tramite anni di ricerca fotografica, di scritti, di esperienze e di pubblicazioni di cui diviene il maggiore interprete.
Le sue azioni e la sua abnegazione fanno capire a tutti, persino ai più giovani, che un territorio vive e cresce grazie alla comunità che lo abita; con i suoi scritti e le sue ricerche riesce in particolare a creare un legame tra quanti hanno vissuto le origini del quartiere Cederna, le nuove generazioni e i nuovi insediamenti.
Membro attivo del Consiglio Pastorale, del Consiglio dell’Oratorio e del Consiglio per gli Affari Economici, Alfredo Villa ha incarnato una reale e fattiva corresponsabilità tra i laici e i propri sacerdoti. Con tutti riusciva a discutere, dialogare, trovare il punto di mediazione tra le varie opinioni.
Il suo impegno e il suo lavoro di “storico” del quartiere l’hanno fatto conoscere a livello cittadino. È stato infatti insignito di due importanti riconoscimenti “Benemerenza civica” della Circoscrizione 2 e il “Giovannino d’Oro” nel giugno 2010, a un anno dalla scomparsa.
Dalle carte topografiche della seconda metà del 1800, si può notare che il territorio dove oggi sorge il quartiere Cederna-Cantalupo è caratterizzato da insediamenti abitativi essenzialmente costituiti da cascine e da alcune ville padronali. Le cascine, con la tipica struttura lombarda, sono ben ventotto, mentre le ville padronali sono tre. Molte cascine sono bagnate dalla roggia “Gallarana”, che col suo percorso attraversa parte del territorio cedernese da nord a sud-est. Il collegamento viario si limita a semplici sentieri, appena sufficienti a supportare i brevi spostamenti degli abitanti della zona. Le direttrici viarie importanti sono quasi inesistenti. Si può dire che questi insediamenti abitativi non costituiscono un vero e proprio nucleo coeso. Queste comunità rurali vivono, quindi, una realtà sostanzialmente statica ed autonoma, scandita dal passare delle stagioni e dai ritmi del lavoro.
Dalla seconda metà del 1800 e sino quasi alla metà del 1900 l’industria tessile conosce un periodo di intenso sviluppo nella nostra città. In tale scenario entra anche un soggetto destinato a cambiare il volto della storia nel territorio della zona sud-est di Monza: il Cotonificio Cederna. Antonio Cederna, che nel 1887 aveva costituito la società “A. Cederna e C.” rilevando gli impianti milanesi del “Cotonificio Lombardo”, decide di costruire a Monza nel 1904, una fabbrica di tessitura a cui si aggiunge, qualche anno più tardi, la filatura. Nel suo sviluppo la filatura e tessitura “Cederna” richiama un gran numero di manodopera, tanto che si rende necessario trovare soluzioni abitative per gli operai e per le loro famiglie. Nella seconda metà degli anni ’20, la ditta “Cederna” analogamente ad altre grosse aziende monzesi, edifica un gran numero di abitazioni che ridisegnano l’assetto urbano della zona, gettando le basi di quello che diventerà nel corso degli anni a venire il quartiere Cederna. Oltre alle abitazioni, infatti, l’azienda dota il rione di una serie di infrastrutture sociali, ricreative, assistenziali ed anche religiose. La ditta “Cederna” costruisce un dopolavoro e quindi un edificio in cui si integrano un asilo, un nido d’infanzia, un teatro ed una piccola chiesa, che verrà dedicata a San Francesco d’Assisi. Quest’ultima è pensata per poter dare un riferimento religioso locale, giacché quello “ufficiale” – la parrocchia di San Gerardo – è infatti assai distante e non facile da raggiungere.
La piccola chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi, diventa uno dei primi punti di riferimento per la nuova comunità “cedernese”. Per poter usufruire di un servizio religioso più puntuale e adatto alle nuove esigenze, la ditta Cederna richiede alla Curia milanese l’invio di un sacerdote. Il 7 dicembre 1928 giunge a Monza don Angelo Cazzaniga, con l’incarico di cappellano. Il mese successivo arrivano a Cederna le Suore Francescane di Gesù Bambino provenienti da Assisi. Le religiose si insediano nell’Istituto preparato dalla ditta “Cederna” ed iniziano la loro opera missionaria facendo funzionare la scuola materna e l’asilo nido. E’ il primo, vero nucleo del quartiere “Cederna”. Don Angelo Cazzaniga, dopo qualche anno, spinge per la costruzione di una nuova chiesa, capace di soddisfare le necessità di una comunità sempre più numerosa. Grazie alla collaborazione del cotonificio “Cederna” nel sostenere l’onere finanziario dell’opera e della famiglia Canesi, che dona il terreno per ospitare l’edificio sacro, i lavori possono essere avviati. La realizzazione del progetto viene affidata all’architetto mons. Polvara della scuola del Beato Angelico di Milano, mentre la costruzione è opera della ditta Biffi e Antonietti di Monza. Il 26 ottobre 1939 il Cardinale Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano, posa la prima pietra del nuovo tempio. Nell’arco di un anno la chiesa viene completata: il 26 ottobre 1940 il Cardinale consacra il nuovo tempio e stabilisce altresì i confini della nuova parrocchia. La Chiesa è dedicata alla “Sacra Famiglia” ed è affrescata ad opera dei maestri pittori Bergagna e Vanni Rossi della scuola del Beato Angelico.
Il Cotonificio Cederna e la Parrocchia Sacra Famiglia sono promotori di attività ricreative e sociali a sostegno dei bisogni della popolazione, realizzando un agglomerato urbano quasi auto-sufficiente. In ciò si distinguono per la loro infaticabile opera soprattutto Napoleone Ripamonti – direttore del Cotonificio - e don Angelo Cazzaniga. Oltre all’asilo e al nido d’infanzia delle suore francescane, si organizzano una serie di attività prettamente religiose, tra cui l’oratorio, ed altre sociali. Prendono vita una squadra di pompieri che svolge un servizio di “protezione civile”, una squadra di calcio, la squadra ginnica maschile e femminile. Successivamente il corpo bandistico e mandolinistico, la filodrammatica maschile e femminile; una cantoria, ed una cooperativa di consumo con soci azionisti. Si organizzano vacanze estive per i figli dei dipendenti presso la colonia alpina del cotonificio a Balisio (Valsassina, LC). Vengono istituiti corsi di cucito, di educazione sanitaria, di economia domestica; una scuola professionale. A partire dai primi anni ’60 si registra un secondo mutamento di identità del quartiere, pari se non addirittura superiore a quello verificatosi sul finire degli anni ’20. Il flusso migratorio dal sud della penisola di famiglie in cerca di lavoro determina anche a Monza un rapido e disordinato aumento della popolazione. Il quartiere si amplia e si modifica nuovamente: a Cederna sorgono, numerose costruzioni di edilizia popolare finanziate da vari enti e piani edilizi (Gescal, INA casa, ISES, IACP) che prendono il posto delle vecchie cascine d’un tempo ancora rimaste, ridisegnando nuovamente l’assetto urbano locale. Vengono edificati, tra gli altri, anche un asilo ed una scuola materna comunali – che si aggiungono a quelli religiosi già presenti – una scuola elementare ed una media. In quegli anni, la fabbrica “Cederna” conosce un periodo di crisi ed intraprende un declino che la porterà alla chiusura definitiva agli inizi degli anni ‘90. Grazie ad un intervento di riqualificazione urbana, sull’area del Cotonificio Cederna, oggi sorgono nuovi insediamenti abitativi e commerciali che contribuiscono alla riqualificazione del quartiere.
Dalle carte topografiche della seconda metà del 1800, si può notare che il territorio dove sorge il quartiere è caratterizzato da insediamenti abitativi essenzialmente costituiti da cascine e da alcune ville padronali. Le cascine, con la tipica struttura lombarda, nel periodo preso in considerazione sono ben ventotto, mentre le ville padronali sono tre. Molte cascine sono bagnate dalla roggia Gallarana, che col suo percorso attraversa parte del territorio cedernese da nord a sud-est. Delle cascine esistenti agli inizi del 1900 oggi ne rimangono un numero esiguo. Le altre sono state abbattute nel corso degli anni, per far posto agli attuali insediamenti abitativi e commerciali. Il collegamento viario si limita a semplici sentieri, appena sufficienti a supportare i brevi spostamenti degli abitanti della zona. Le direttrici viarie importanti sono quasi inesistenti. Si può dire che questi insediamenti abitativi non costituiscono un vero e proprio nucleo. Queste comunità rurali vivono, quindi, una realtà sostanzialmente statica, scandita dal passare delle stagioni e dai ritmi del lavoro.
Dalla seconda metà del 1800 e sino alla metà del 1900 l’industria tessile conosce un periodo di intenso sviluppo della nostra città. In tal scenario entra, un soggetto destinato a cambiare il volto della storia in questa parte di città: Il Cotonificio Cederna. Insediatosi, all’inizio del 1900, nelle campagne della zona sud-est di Monza, riveste un ruolo importante tra le molte industrie sorte in quel periodo, con la sua attività getta le basi di quello che diventerà nel corso del secolo XIX il quartiere Cederna. Antonio Cederna, che nel 1887 aveva costituito la società “A. Cederna e C.” rilevando gli impianti milanesi del “Cotonificio Lombardo”, decide di costruire a Monza nel 1904, una fabbrica di tessitura a qui si aggiunge, qualche anno più tardi, la filatura. Nel suo sviluppo la filatura e tessitura “Cederna” richiama un gran numero di manodopera, tanto che si rende necessario trovare soluzioni abitative per gli operai e per le loro famiglie. Nella seconda metà degli anni ’20, la ditta “Cederna” analogamente ad altre grosse aziende monzesi, edifica un gran numero di abitazioni che ridisegnano l’assetto urbano della zona. Ma oltre alle abitazioni vuole dotare il rione di strutture sociali, ricreative, assistenziali ed anche religiose. La ditta “Cederna” costruisce un edificio atto ad ospitare un asilo, un nido d’infanzia, un teatro ed una piccola Chiesa; il riferimento religioso – la parrocchia S. Gerardo – era assai distante e non facile da raggiungere.
La piccola chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi, diventa uno dei primi punti di riferimento per la nuova comunità cedernese. A questo punto la ditta Cederna richiede alla curia milanese l’invio di un sacerdote. Il 7 dicembre 1928 giunge a Monza don Angelo Cazzaniga, con l’incarico di cappellano della piccola chiesa di San Francesco. Il mese successivo arrivano a Cederna le Suore Francescane di Gesù Bambino provenienti da Assisi. Le religiose prendono possesso dell’Istituto preparato dalla ditta “Cederna” ed iniziano la loro opera con il funzionamento della scuola materna e del nido. Nasce così il quartiere “CEDERNA”. Col trascorrere del tempo la popolazione cresce di numero. Sorge, così, il problema dello spazio esiguo della chiesina di S. Francesco. Il cappellano Don Angelo Cazzaniga, promuove e sostiene la costruzione di una nuova chiesa, capace di soddisfare le necessità dei fedeli sempre più numerosi. La realizzazione del progetto viene affidata all’architetto mons. Polvara della scuola del Beato Angelico di Milano, mentre la realizzazione pratica è opera della ditta Biffi e Antonietti di Monza. Grazie alla collaborazione del cotonificio “Cederna” nel sostenere l’onere finanziario dell’opera e alla famiglia Canesi, che dona il terreno alla costruzione, si avviano i lavori. Nel pomeriggio del 26 ottobre 1939 il cardinal Schuster, arcivescovo di Milano, posa la prima pietra. Nell’arco di un anno la chiesa viene completata. Il 26 ottobre 1940 il cardinale consacra il nuovo tempio e successivamente emana un decreto che stabilisce i confini della nuova parrocchia. La Chiesa è dedicata alla Sacra Famiglia ed è affrescata ad opera dei maestri pittori Bergagna e Vanni Rossi della scuola del beato Angelico.
Il Cotonificio Cederna e la Parrocchia nei primi decenni di vita sono promotori di attività ricreative e sociali a sostegno dei bisogni della popolazione. In ciò si distinguono, Napoleone Ripamonti e don Angelo Cazzaniga. Oltre all’asilo e al nido d’infanzia delle suore, si organizza una serie di attività prettamente religiose, tra cui l’oratorio, ed altre sociali. Prendono vita una squadra di pompieri che svolge un servizio di “protezione civile”, una squadra di calcio, la squadra ginnica maschile e femminile. Successivamente il corpo bandistico e mandolinistico, la filodrammatica maschile e femminile; la cooperativa di consumo con soci azionisti. Si organizzano vacanze estive per i figli dei dipendenti presso la colonia alpina del cotonificio. Vengono istituiti corsi di cucito, di educazione sanitaria, di economia domestica; una scuola professionale ed una cantoria. (qui c’è un passaggio, a mio avviso, troppo “secco”) Nei primi anni ’60 si registra un secondo mutamento di identità del quartiere, pari se non addirittura superiore a quello verificatosi sul finire degli anni ’20. Il flusso migratorio dal sud della penisola verso il nord, soprattutto verso le zone industriali lombarde e piemontesi, determina anche a Monza un rapido e disordinato aumento della popolazione. Il quartiere si amplia e si modifica nuovamente, a Cederna sorgono, numerose costruzioni di edilizia popolare finanziate da vari enti e piani edilizi: Gescal, INA casa, IACP, prendendo il posto delle vecchie cascine d’un tempo. Nel …… la fabbrica conosce un periodo di crisi del settore e intraprende un declino che la porta alla chiusura definitiva nel …….. Grazie ad un intervento di riqualificazione urbana, sull’area del Cotonificio Cederna, oggi sorgono insediamenti abitativi e commerciali che contribuiscono alla riqualificazione e alla rinascita del quartiere.